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Il continente di cenere

Fragile - Simone Kopmajer
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Oggi ho piantato un sasso

Oggi ho piantato un sasso 
innaffiandolo e parlandoci  
dandogli semi e cercando 
il terreno adatto 
Il mio sogno è che cresca come 
un Partenone 
Oggi ho piantato in asso 
un fiore per un sasso

Amo i fiammiferi

Amo i fiammiferi
che bruciano fino alla fine
eppure nutro un debole
per quelli che si spengono
e a un fievole soffio di vento
improvvisamente si riprendono
Ammetto che penso 
sempre più spesso
a quando la capocchia 
si stacca dal resto
perché in quel caso non sapremo mai
come avrebbe illuminato l’universo
se per niente o per sempre
se accecando o in modo effimero
Più di tutto vorrei leggere il tuo libro
alla luce di quel fiammifero
 

Stamattina ho pedinato una formica 

Stamattina ho pedinato una formica
Prima girava senza meta
poi si è vista con un’amica
Bisbigliavano talmente basso
che ho dovuto avvicinarmi
di qualche passo
e pure in quelle condizioni
non ho capito se parlassero di yoga
o di rivoluzioni
sta di fatto che a un certo punto
erano cento
Blateravano di sviluppare ali
e diventare api
E poi ordigni atomici 
e trasformarsi in uomini
Una sosteneva che voleva
creare un Dio
nero e piccolissimo
capace di far funzionare le cose
anche fuori dal Paradiso
Quando si sono separate
ho ripreso a seguire la mia formica
Ma forse era l’amica

 

Se non ci fossero i posteri

Se non ci fossero i posteri
 in questo mondo si vivrebbe meglio 
Nessuno ci vedrebbe 
diventare cenere 
nessuno riderebbe 
delle nostre pene 
Nemmeno un pazzo metterebbe in dubbio 
che la Terra non sia piatta 
o che l’equazione di Einstein 
possa essere esatta    
Essere studiati essere giudicati 
riscoprirsi avi 
e finire come quelle ossa 
ritrovate negli scavi

 

Sempre più spesso mi reco

Sempre più spesso mi reco 
a Recanati da cieco 
senza volere vedere 
niente tra il Palazzo di Leopardi 
e l’Annunciazione di Lorenzo Lotto 
tanto meno il fitto fiotto 
di gente dai semplici costumi 
che un tempo affettava salumi 
e ora fa in fogli sottili 
gli Idilli 
Vendono un’anima 
come se fosse interiora 
e la cosa li arricchisce 
e li rincuora 
Hanno stampato i versi su magliette 
cuscini cartoline felpe e penne 
Nemmeno lo zerbino del negozio 
è rimasto indenne
 

A Roma c'è un solo quartiere

A Roma c'è un solo quartiere

senza chiese

Lì vado a pregare

tre volte al mese

per i soldi per un bacio

e quando non ho pretese

Lì vado a elemosinare

un sorriso che ricordi il mio paese

Mi concentro guardandomi intorno

dividendo in fotogrammi ogni incontro

in cerca di parole e di persone

a cui rivolgere una supplica prosaica

In questo quartiere non c'è neanche 

una moschea ebraica

Come si scrive "Auschwitz"

Dopo il film su Anna Frank i ragazzi 
mi chiedono come si scrive “Auschwitz” 
un’unica domanda 
asettica e ortografica 
che non mi crea imbarazzi 
Non mi domandano quante persone 
stipavano in ogni vagone 
se l’odio nasce dalla testa o dal cuore 
o perché ti scambiavano il nome 
con un numero di targa 
come se fossi un fuoristrada 
 
In ogni caso ad Auschwitz ci sono stato 
All’entrata c’era un chiosco  
dove vendevano wurstel 
e la mia domanda 
quella che a me sorgeva spontanea 
era come si fa 
ad addentare carne 
in un posto così  
Intanto dentro
la gente scattava foto a mitraglia 
alcuni addirittura in posa 
e uno perfino abbozzando un sorriso 
 
Guardo i ragazzi  
che hanno visto il film 
e che nonostante le immagini
 di cenere e sangue 
non hanno proprio altre domande 
A come Ancona gli dico 
U come Udine 
S come Savona 
C come Como 
H come hotel 
W come Washington 
I come Imola 
T come Torino 
Z come Zorro

 

Gita a Chernobyl

Nessun museo nessun palazzo
nessun quadro nemmeno il Leonardo
né ori né tesori in tutto il tour
li hanno eccitati di più

​

Anche la vecchietta in carrozzella
tutto il gruppo accorre
come un nugolo di mosche

​

Fanno a spintonate per guardare
quel che stringo in mano
come se fossero stigmate
o un talismano

​

Eppure questo oggetto
non ipnotizza non rischiara il buio
non trasmette suoni dolci
né rivela alcun futuro

​

Il mio contatore
ha solo aumentato la frequenza
come il loro cuore

​

Qui la radioattività
ci mostra quanto è stato cancellato
dall’esplosione di tanti anni fa
Di quel boato è il rimorso muto

 

Il continente di cenere

Un cero per Hitler

 Il fiume più non scorre nelle vene 
Se ne sono andate in fumo le foreste 
e la terra sotto il peso del mio piede 
e delle bare cede 
Anche le albe 
perfino le pietre 
son troppo fragili e tenere 
nel continente di cenere
 

Se i miei non si fossero incontrati 
in quel campo di sterminio 
non sarei nato io
il merito è tutto di Hitler e di Dio
Per questo tengo accanto al letto 
i loro quadri
Uno con la barba bianca e l’altro i baffi
Tutt’e due decisi
dal buio del loro covo
a dar vita a un mondo nuovo
Mio padre non l’ho mai conosciuto
ma me lo immagino un po’ come entrambi
ambizioso e vendicativo
convinto di sé e terribile
Tutt’intorno era un delirio
Nessun sogno era più vivo
mentre lui si dedicava con fiducia
allo stupro collettivo
 

Robespierre 

Oggi ho perduto tre teste 
e due rivoluzioni 
Le ho viste cadere nelle ceste 
e cantare strane canzoni 
Una mi guardava 
come se fossi stato  
un colpo di stato
Un’altra aveva gli occhi chiusi 
e continuava a ingurgitare barbiturici 
La terza somigliava a Robespierre 
e se non fosse stata morta 
mi avrebbe fatto da carnefice 
e da scorta 
Aveva labbra rosse 
terribilmente ghiotte 
e occhi neri come arcobaleni  
di notte

Il golpe

Da oggi ogni donna avrà il velo
e anche i tramonti e le albe
saranno occultati da un telo
Da oggi penserò io per tutti
le urla saranno coperte 
da grosse risate e da rutti
e ad ogni richiesta d’aiuto
si risponderà con uno sputo
Da oggi ogni mano
laverà l’altra mano
prima di riscrivere la Bibbia
ed emendare il Corano
Da oggi non essere maschi
e non essere servi
saranno delle colpe
mentre atteggiarsi a donne libere
verrà ritenuto un golpe

Come in un cimitero di guerra

Sarà pure un paradosso 
ma proprio in nessun altro posto 
sulla Terra
giace tanta pace 
come in un cimitero di guerra

Werner

Diciannovemilaquattrocento tombe
in questo cimitero abbandonato
e la tua è l’unica foto
Intorno hai eroi sconosciuti
e militi ignoti
Intorno hai una generazione senza nome
caduta senza sapere 
né perché né come
Tranne te
tutti hanno perso la faccia
Sono stati cancellati dalla storia 
senza lasciare traccia
Forse per questo vien voglia 
di portarsi via la tua foto sbiadita
con quei tratti volitivi
che sembrano far parte
ancora del mondo dei vivi
quell’espressione
di chi ci sa fare
e lo sguardo di chi vuole sfondare
     Werner
coi tuoi occhi grandi    
e penetranti di catrame
chissà quante altre guerre
avresti potuto ammirare

Qualche vita e qualche foglia

Li sento come un sacrilegio 
tutti questi vivi al cimitero 
Per me il suo maggior pregio 
è il silenzio 
e considero un privilegio 
il venirci da solo d’inverno 
camminando avanti e indietro 
come se fossi eterno 
Amo tornarmene sulle mie gambe 
e varcare di nuovo la soglia 
dopo aver pestato 
qualche vita e qualche foglia

Il parco abbandonato

È stato abbandonato
perfino dal suo prato 
Una distesa piena d’assenza 
tra siringhe smunte come cannucce 
e rami che sembrano grucce 
Quelle scatolette non si capisce 
se siano di carne o di tonno 
Chi ha usato quel preservativo 
oggi sarebbe nonno

Van Gogh  

Nella morte voglio entrarci in incognito
incappucciato come un ladro
o sconosciuto come uno
che non ha mai venduto un quadro
Vorrei portar con me una tela nera
e dipingere il buio ogni giorno
tutte le volte la stessa notte
senza albe senza lune
soprattutto senza stelle
Vorrei gettare luce su me stesso
anche senza quelle
e vedermi senza occhi
  Fa che le stelle si sciolgano
come neve a fiocchi

Un altro naufragio

È così lontana l’altra costa
quando la salvezza
è in direzione opposta

Non conosceremo la sua faccia
né le nostre braccia
riusciranno mai a stringerlo
Noi che lo aspettavamo
per respingerlo

 

Sta arrivando il cataclisma

Sta arrivando il cataclisma
e per ora si sa solo
che è della peggior risma

​

Pare sia un coacervo di tsunami
intrecciati a terremoti e apocalissi
costellati di frane e uragani

​

Una cosa così grossa
che risveglierà perfino i morti
spolverandogli le ossa

​

Purtroppo non sembra si possa
congegnare bunker o rifugi
per non finire tutti in una fossa

​

Già sento un po’ di brezza            
Meglio che mi tolga dalla testa    
la puerile idea della salvezza

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